il tatuaggio di Cassandra

Ho letto una lunga serie di commenti inappropriati e francamente sgradevoli su Facebook relativi alla dichiarazione di Renzo Gattegna – presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane – pubblicata il 2 Settembre 2015 sull’Ansa, e che qui riporto:
“È un fatto gravissimo.” riferendosi ai “segnali in queste drammatiche ore” dalla Repubblica Ceca dove “decine di profughi sono stati letteralmente marchiati come fossero bestiame al macello, richiamando inevitabilmente il periodo più oscuro della storia contemporanea”.

tratta dal sito Britske listy

foto tratta dal sito Britske listy

Il presidente delle comunita’ ebraiche esprime un’opinione che rispecchia un punto di vista molto sensibile al trattamento di ‘deportati’ di massa. E’ storicamente recente la tragedia della seconda guerra mondiale, e’ normale che il nervo sia ancora scoperto e che vibri acutamente ai segnali che richiamano quegli eventi storici.
Coloro che non hanno avuto nelle loro famiglie quella dolorosissima storia da vivere, possono anche provare irritazione a sentire ribadire l’allarme piu’ frequentemente di quanto a loro interessi, ma questo non significa che sia giusto soffocare di critiche i sentimenti feriti altrui.
Vero, non e’ prerogativa esclusiva ebraica la sofferenza di popolo, e cosi’ saltano sempre fuori coloro che ne approfittano per rilanciare la palla in un altro campo: le eventuali colpe delle parti in causa nell’ultradecennale conflitto tra lo stato israeliano e la comunita’ palestinese. Ma serve forse ad affrontare nella maniera piu’ costruttiva la spinosa emergenza della migrazione di massa di gente disperata?

Per quanto mi riguarda, sarebbe opportuno spogliarci di questo modo di discutere dei grandi temi sociali contemporanei sparando raffiche di idiozie o insulti sui social media. Ogni volta che si butta in caciara un dibattito, perdiamo di vista l’oggetto della discussione.
Non si risolvono i problemi del mondo tutti insieme. Si affrontano uno alla volta. Nel caso specifico: la grande trasformazione sociale in atto.

Questi flussi migratori si stanno rivelando insostenibili in riferimento alle scelte politiche pre-esistenti. Da un lato, sconvolgono equilibri interni, mettendo a repentaglio la libera circolazione delle persone nell’Unione Europea. Dall’altro, denunciano la politica estera europea, giudicandola incapace di prevedere e scongiurare fenomeni di tale portata prima che abbiano origine, arrivando a sgretolare gli accordi presi in passato miranti ad un’integrazione decisionale efficiente.

Il grido di allarme di Gattegna forse e’ troppo sintetico per far comprendere all’opinione pubblica la sua analisi della situazione. Ma riflettendoci un pochino su, e’ facile capire la sua lungimiranza.

Scrivere sulla pelle dei profughi un codice identificativo col pennarello e’ sintomo di panico. I flussi stanno aumentando drammaticamente, inutile sperare di tamponare l’azione dei trafficanti di esseri umani.
Da una parte la doverosa azione umanitaria per assistere i profughi, dall’altra la necessita’ di identificarli per non trascurare le esigenze di sicurezza ed ordine di tutti i residenti degli stati ospitanti.
Ma adottare un provvedimento cosi’ anomalo e poco dignitoso – come marcare col pennarello la gente che arriva in massa – e’ un segnale preoccupante di confusione organizzativa e vuoto politico. Purtroppo sta creando di fatto una tipologia di esseri umani ‘inferiori’.
E la storia ci ha gia’ insegnato cosa succede quando il potere viene conquistato da qualcuno che prende decisioni orribili contro coloro che ritiene inferiori.

Date queste premesse, bastera’ una scintilla per far scoppiare il caos.

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